L'interrogativo, come dubitarne, è quello di sempre, ci sarà qualche omuncolo su Marte? Ma il più celebre degli eredi di Hitch non e' certo un metafisico, piuttosto qualcuno che pensa al suspense. Ed ecco allora la splendida (per stilizzazione grafica) sequenza dello sbarco dei quattro astronauti liberati nello spazio, uniti da un cordone ombelicale, soli con il proprio (pure questo stilizzato) eroismo, spirito di avventura, istinto della scoperta.

E' un De Palma anomalo, ascetico, a tratti quasi imbranato. Pericolosamente in bilico tra la dimensione spirituale e la tensione; e, senza gli effetti speciali, è come fossimo sulla vecchia terra. Il che non guasta: soluzioni grafiche affascinanti e astratte, una coreografia accompagnata da una musica pompieristicamente antidiluviana firmata Morricone. E il finale, con il planetario, il riassunto dell'avventura umana, plasticamente riuscito, anche se palesemente ispirato a quello mitico di 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO.

De Palma ha insomma ripreso una storia che si voleva mistica; secondo le proprie caratteristiche, l'ha filmata in modo realistico. Le scene girate su Marte non potrebbero essere più "terrene"; giustamente, si è detto quelle di un western girato nella Monument Valley. Cosi, le contraddizioni del film nascono da questa situazione. Ma pure il fascino; di un film che nella cura dei dettagli tecnici si fa quasi verista: ma che non disdegna, all'interno della tecnologia esatta della NASA, di improvvisare quel balletto assolutamente fantastico.